domenica 9 settembre 2012

Piemonte: “a causa dei pesticidi tanti agricoltori colpiti da Sla?”. Indagine di Guariniello



slaEbbene sì: basta con le immagini di bucolica salubrità di vita e lavoro agresti!
La Sla, sclerosi laterale amiotrofica, la terribile malattia senza cura e scampo, ha colpito solo in Piemonte, in questi ultimi anni, 123 contadini, di cui ben 20 giovani, sotto i 30 anni.
Il dato emerge dall’analisi delle schede di dimissioni ospedaliere che Raffaele Guariniello aveva chiesto di raccogliere alla Regione attraverso le Asl piemontesi. Vedi articoli 1 e 2 (PDF) de La Stampa.
Per l’esperto in Sla, professor Chiò:“Il periodo di esposizione più importante al rischio è fra i 15 e i 30 anni di vita. Per quanto riguarda l’agricoltura, non è detto che siano quanti svolgano o abbiano svolto questo lavoro ad essere più a rischio di altre categorie. Conta l’essere stati a contatto, e a lungo, con l’ambiente agricolo". 
Guariniello: «Vi sono solo ipotesi di lavoro, in questo caso sospettiamo dei pesticidi e di altre sostanze tossiche largamente usati in agricoltura, analogamente con quella del trattamento chimico per i campi di calcio, almeno di certi campi di calcio».
Come nel caso dell’Italsider di Taranto buona parte della questione sembra incentrarsi (o meglio celarsi) nella raccolta di dati epidemiologici.
Abbiamo un relativamente efficiente Servizio Sanitario Nazionale che non sa (o non vuole sapere?) quanti siano i cittadini, provenienti da ambito agricolo, afflitti e/o deceduti per la malattia neurodegenerativa?
In effetti, Guariniello si era posto, tempo or sono, analogo quesito sull’incidenza di Sla tra quegli sportivi di discipline a costante contatto con l’erba, debitamente “curata” con erbicidi, defolianti e insetticidi.
I calciatori, diversamente da altri sport, sono in continuo contatto con l’erba dei campi,  esposti ai pesticidi sia per le abrasioni cutanee e sia per la pressione della palla sulle gambe. Un’esposizione paragonabile a quella professionale degli agricoltori.
Non a caso, infatti, la devastante patologia neurodegenerativa che provoca l’irreversibile perdita di motoneuroni è anche chiamata il male di Lou Gehrig, il giocatore americano di baseball morto nel 1941di Sla.
Lo studio sui 24.000 calciatori italiani, condotto a seguito dell’inchiesta promossa da Guariniello nel 1999, ha evidenziato un rischio circa 10 volte più alto per i calciatori, rispetto al resto della popolazione.
Un successivo studio del 2009 condotto su 7325 calciatori italiani, attivi tra il 1970 e il 2002, di serie A e B, ha accertato un incremento dell’incidenza di mortalità da Sla 16 volte più alta rispetto alla popolazione generale.
Analogamente uno studio, del 2007, su 3.891 giocatori della National Football League (Nfl) degli Usa ha evidenziato fra questi sportivi un’incidenza di Sla ben 40 volte più alta del normale.
In proposito un interessante articolo di sintesi di Davide Manucra, pubblicato dalla rivista dell’ARPA dell’Emilia Romagna, così conclude: “(...) il campo da gioco rappresenta al momento il solo fattore comune al calcio e agli altri sport praticati dai giocatori morti di Sla negli Usa, in Italia e in Inghilterra” .
D’altra parte è stato riconosciuto recentemente (articolo di Le Monde) in Francia, (anche a seguito di un duro conflitto giuridico che ha visto la totale sconfitta della Monsanto- vedi articolo di Le Mondeil Parkinson, quale : “malattia professionale degli agricoltori”:
E a rincarare la dose una recente ricerca scientifica – denominata Phytomer - dell’INSERM (National Institute of Health and Medical Research), presentata a maggio a Parigi, ha accertato che gli agricoltori, i viticoltori in particolare, possono subire una perdita delle capacità cognitive e disabilità cervello, a causa del contatto  con limitate dosi di pesticidi.(articolo di Le Monde)
Lo studio durato 12 anni, e finanziato dall’Anses (Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, nutrizione, ambiente e lavoro), ha monitorato un campione di 929 agricoltori di età compresa tra 42-57 anni, del dipartimento della Gironda. 
Isabelle Baldi e la sua equipe hanno verificato l'effetto dell’esposizione ai pesticidi, con test neuropsicologici, e accertato la percentuale di viticoltori che mostra segni di declino delle performance cognitive a seguito d'esposizione ai pesticidi. Con tra l'altro diminuzione della memoria, della concentrazione o della semplice presenza.
Il 50% dei vigneron seguiti dallo studio ha manifestato effetti significativi del deterioramento delle funzioni cerebrali.            
Sta assumendo una dimensione oramai imponente e assai preoccupante la mole dei lavori scientifici che indica una connessione diretta tra pesticidi e disturbi cerebrali:
- Studio scientifico per cui esposizione a pesticidi può comportare un rischio maggiore di sviluppo del Parkinson e dell’Alzheimer: (R.Lewin, Parkinson’s disease : an environmental cause ? Science 229(1985) 257-258-258).
- Studio francese per cui l'utilizzo agricolo dei pesticidi moltiplica il rischio di contrarre il Parkinson per 5,6 e quello di sviluppare l’Alzheimer di 2,4 volte, rispetto alla popolazione non direttamente esposta a pesticidi (I; Baldi et al. 2003).
- “Le sostanze chimiche perturbatrici del sistema endocrino possono interferire con lo sviluppo neurologico e comportamentale, e di conseguenza con il potenziale degli individui esposti in utero ... Questa perdita di potenziale ... può assumere la forma di anomalie fisiche o comportamentali. Può manifestarsi come una riduzione della capacità mentale, minore capacità di adattamento sociale, menomata capacità di risposta agli stimoli ambientali, ... ecc.” (Erice Statement. In “ Chemicals and the brain”. Rachel’s environment and health weekly n° 499 et n° 501.http://www.monitor.net/rachel/rehw-home.html)
- Studio del dottor Dott. Porter che ha dichiarato "Al ventesimo giorno di gravidanza, quando il tubo neurale del feto si chiude se riceve una dose di pesticidi ... il suo livello di ormone tiroideo, sale o scende; l'ormone attraversa la placenta e può influenzare irreversibilmente lo sviluppo del cervello.    (Porter et al. 1999. Endocrine, immune and behavioral effects of aldicarb, atrazine and nitrate mixtures at groundwater concentrations. Toxicology and industrial health 15 : pp133-150.)
Recente studio scientifico che evidenzia l’effetto dei pesticidi sull’incremento della sindrome dell’attenzione nei bambini (HDHD)(vedi articolo Reuters).
- Le Couteur & al, Biomedecine & Pharmacothérapie, 1999
- Whybrow, PC 1991a. Behavioral and psychiatric aspects of thyrotoxicosis. pp 863-870 in The Thyroid: A fundamental and clinical text, 6th ed. LE Braverman and RD Utiger, eds. JB Lippincott, Philadelphia PA
- Boyd, CA, MH Weiler and WP Porter. 1990. Behavioral and neurochemical changes associated with chronic exposure to low-level concentration of pesticides mixtures. J. Toxicological and Environmental Health. 20:209-221
- Whybrow, PC 1991b. Behavioral and psychiatric aspects of hypothyroidism. pp 1078-1083 in The Thyroid: A fundamental and clinical text, 6th ed. LE Braverman and RD Utiger, eds. JB Lippincott, Philadelphia PA
- K.Steenland, B.Jenkins, R.G.Ames et al, Chronic neurological sequelae to organophosphates pesticides poisoning, Am J Pub Health84 (1994) 731-736.
- H.Bosma et al. Pesticides exposure and risk of mild cognitive dysfunction. The Lancet :Volume 356, Number 9233 . 09 September 2000.
- Pesticide Action Network - PAN. Parkinson’s Disease Possibly Linked To Pesticides Exposure. September 28. 2001.
- Anthony L. Fink, chemistry professor, University of California, Santa Cruz, in :”The Environment and Parkinson’s”, Bette Hileman / Chemical and Engineering News v.79, n°38, 17 sept. 2001.
- Porterfield, S, and C Hendrich. 1993. The Role of Thyroid Hormones in Prenatal and Neonatal Neurological Development-Current Perspectives. Endocrine Reviews 14(1):94-106.

Pozzuoli (NA) - Scosse e boati, paura, Giuseppe Luongo: «Il suolo si sta rialzando»



di Franco Mancusi
NAPOLI - Coincidenze fatali. Uno sciame sismico fittissimo, a Pozzuoli, negli stessi giorni delle trivellazioni avviate per ragioni scientifiche ed energetiche nell’area di Bagnoli. Tanta paura, ma nessun collegamento fra i due eventi. Una volta tanto i vulcanologi sono d’accordo. «Non possiamo avere dubbi, basta vedere la distanza fra il cantiere dello scavo e l’epicentro delle scosse», spiega Giuseppe Luongo, vulcanologo di fama, professore emerito di Fisica del Vulcanesimo nell’università Federico II.

Cosa sarebbe successo se le trivelle avessero risvegliato l’attività del bradisismo?
«L’inferno, credo. Scavando in profondità saremmo forse precipitati in un baratro di fuoco e di devastazione ambientale. Diciamo che sarebbe stata una catastrofe».

L'attività del bradisismo è ferma?
«L’evoluzione del fenomeno non si arresta mai. Negli ultimi tempi si è registrata una nuova fase di lieve sollevamento del suolo. Ecco spiegata la sequenza degli ultimi terremoti, che per fortuna hanno generato soltanto paura».

La gente sapeva di questa inversione di tendenza?«Non lo so, non credo, considerando le reazioni manifestate nelle ultime ore. La sorpresa è stata generale».

Delle trivellazioni a Bagnoli, però, sapevano tutti.
«Ed è proprio per questo che molti hanno temuto per un risveglio dell’attività vulcanica. Come se uno scavo effettuato ad appena duecento metri avesse risvegliato il fenomeno, insomma. L’ipocentro dello sciame sismico, d'altra parte si è verificato quasi a cinque chilometri di profondità».

Chi doveva avvertire la popolazione della crisi in atto?«Certamente il sindaco doveva essere informato dalla Protezione Civile, a sua volta messa in campana dalle valutazioni della comunità scientifica. Tutto ciò non è accaduto. Non saprei spiegare perché».

Nei giorni dell’emergenza di trent’anni fa a Pozzuoli vi era un presidio per la sorveglianza del bradisismo. Perché fu chiuso?
«Credo per le difficoltà finanziarie. Anche se l'Osservatorio Vesuviano si è sempre dichiarato pronto a collaborare gratuitamente».

Considera adeguata la rete informativa in un area ad alto rischio ambientale, come quella dei Campi Flegrei?
«Certamente no. Sia nel comprensorio vesuviano che in quello del bradisismo le istituzioni hanno il dovere di assistere puntualmente e correttamente le popolazioni. Altrimenti le conseguenze della scarsa conoscenza rischiano di essere peggiori dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche».

Quando si potrebbe parlare di situazione di allarme, realisticamente?
«In condizioni decisamente diverse. Nel caso dell'emergenza che provocò l'esodo del centro antico, nell'ottobre '83 a Pozzuoli non si capiva niente».

Quali sono i segnali precursori di una crisi-eruzione?
«Tanti, e ben diversi dallo sciame sismico delle ultime ore. Intanto le deformazioni evidenti del suolo nell'area epicentrale. Poi le scosse, molto più forti e continue. Ancora, le variazioni delle composizioni geochimiche nelle fumarole, i boati, le trasformazioni dei flussi termali».

Come cambierà, in considerazione anche di questo fenomeno, la mappa della zona rossa nell'area del bradisismo?
«Lo vedremo quando, finalmente, il piano di sicurezza della Protezione Civile vedrà la luce».

Anche Napoli sarà inserita nella zona a rischio?
«Forse alcuni quartieri della periferia occidentale. Bagnoli, Fuorigrotta, Soccavo, Pianura: altre comunità da spostare in caso di emergenza. Non sarà uno scherzo».

Pozzuoli (NA) - Pozzuoli, niente scosse nei Campi Flegrei Un pescatore: ho visto la sabbia sollevarsi

POZZUOLI - Attività sismica ferma nei Campi Flegrei. Dopo l'ultimo evento di ieri mattina alle ore 10,25 di magnitudo 1,5, accompagnato da un forte boato, avvertito distintamente in tutta la zona alta di Pozzuoli e ad Arco Felice, provocando forte apprensione nella popolazione non si sono registrate altre scosse. 

Dall'Osservatorio Vesuviano, divenuto da ieri mattina il punto di riferimento di amministratori e gente comune per avere informazioni certe sull'evoluzione del bradisismo arriva la comunicazione che «dalla mattinata di ieri, dopo la scossa di magnitudo 1,5, non si sono registrati eventi, nemmeno al di sotto della magnitudo 1,0, ossia quelle microscosse che caratterizzano proprio l'attività sismica nei Campi Flegrei. L'attività al momento è ferma».

Un bollettino tranquillizzante che ha riportato la calma in città, dopo le ore di preoccupazione vissute ieri mattina, soprattutto nella zona di Arco Felice dove i boati si erano avvertiti in maniera distinta. L'epicentro degli ultimi eventi, dopo la rissa di localizzazioni che si sono rincorse nei primi momenti, è stato individuato nell'area del porto di Pozzuoli, tra la Darsena e il litorale di Arco Felice. 

A conferma della tesi arriva la testimonianza di un pescatore di frutti di mare che ieri mattina si trovava al largo, proprio sul segmento Pozzuoli porto - Arco Felice. L'uomo, un quarantenne, al rientro ha raccontato di aver visto sollevarsi durante la pesca la sabbia dal fondale marino, fatto del tutto inusuale. I fatti secondo le ricostruzioni effettuate si sarebbero verificati nell'arco di tempo in cui sulla terraferma si avvertivano le scosse. 

In città ed in periferia le attività si sono svolte normalmente con la consueta frenesia nel centro storico e nelle aree mercatali ittica e dell'ortofrutta di via Fasano all'ingrosso e al dettaglio. Normale attività anche sul porto per le operazioni di imbarco e sbarco dalle isole.
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