domenica 19 gennaio 2014

Amalgama e intossicazione da metalli pesanti


I nostri denti sono finiti in Parlamento; non tutti, ma solo quelli cariati. L'amalgama, la lega nera con cui sono fatte le otturazioni, è stata infatti oggetto di una interrogazione rivolta al Ministro della Sanità: sotto accusa il mercurio che vi è contenuto e la sua tossicità.

All'autorità responsabile di vigilare sulla nostra salute è stato chiesto di limitare l'uso dell'amalgama, di adottare misure per informare i dentisti e i pazienti dei danni provocati da questa lega dentale e di avviare, come è già avvenuto in altri Paesi europei, una campagna informativa mirata ad evidenziare i rischi derivanti dal suo uso, le possibili alternative, in modo tale che il paziente possa dare un consenso informato all'applicazione di tale composto.
Da parte sua il Consiglio Superiore di Sanità ha trasmesso alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici un suo “parere”, in cui si chiede che vengano definite raccomandazioni e limitazioni d'uso dell'amalgama in particolari situazioni quali: “pazienti con allergie per l'amalgama, donne in stato di gravidanza, bambini sotto i sei anni e pazienti con gravi nefropatie”.
Altri Paesi europei sono andati più avanti ed hanno adottato da tempo misure: dal 1992 la Germania ha vietato la vendita e la fabbricazione dell'amalgama contenente mercurio, mentre in Svezia lo Stato interviene con un contributo del 50% per le spese di rimozione.

Sintomi

Da anni al centro di discussioni scientifiche, l'amalgama non è altro che quella comunissima “pasta metallica” con cui da 150 anni vengono fatte le otturazioni ai denti.
Si tratta di una lega che, accanto ad altri metalli (come argento, rame, stagno e zinco), contiene il 50% di mercurio, un elemento annoverato tra le sostanze più tossiche esistenti.
Da ciò nascono le maggiori preoccupazioni: infatti la presenza del mercurio nel nostro organismo e la ipersensibilità allo stesso può contribuire, o in certi casi determinare direttamente, una vasta serie di patologie: ipertensione arteriosa, dolori muscolari e articolari, stanchezza cronica, disturbi del sonno, alterazione dei processi cognitivi, ansia, depressione, irritabilità e difficoltà di concentrazione, insufficienza immunitaria, aumento della antibiotico-resistenza dei batteri e molte ancora (ormai è quasi certo, ad esempio, che il mercurio sia la causa quasi esclusiva di una patologia come il lichen orale).
Sono state avanzate ipotesi sulla possibilità che il mercurio favorisca l'insorgere di gravi malattie degenerative quali la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson o l'Alzheimer.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inoltre raccomandato che l'esposizione di donne in età fertile, e quindi con possibilità alta di gravidanza, ai vapori di mercurio debba essere la più bassa possibile perché il mercurio attraversa facilmente la barriera della placenta e raggiunge il feto.

Cause

Nanoparticelle adesive anti-cancro riescono a distruggere le cellule tumorali nel sangue e possono impedire al tumore di invadere il corpo.

Nanoparticelle adesive anti-cancro riescono a distruggere le cellule tumorali nel sangue e possono impedire al tumore di invadere il corpo.
La fase tumorale più pericolosa e mortale è quando il cancro si sparge nell’organismo. Gli scienziati alla Cornell University, negli Stati Uniti, hanno progettato delle nanoparticelle che, iniettate nel flusso sanguigno, uccidono al contatto le cellule cancerogene migranti; l’impatto di questa strategia è stata incredibile anche se, riferiscono i ricercatori, c’è ancora molto lavoro da fare.
Uno dei maggiori fattori nel delineare le aspettative di vita dopo aver diagnosticato un cancro è capire se dal tumore si siano diffuse metastasi.
“Più del 90% delle morti per tumore sono legati alla metastasi” dice il ricercatore leader nella ricerca, il professor Michael King.
La squadra alla Cornell ha ideato un nuovo metodo per risolvere il problema “agganciando” ad alcune piccole sfere (nanoparticelle) una proteina anti-tumorale chiamata “Trail” (già usata studi clinici sul cancro) e alcune proteine con proprietà appiccicose.
Una volta iniettate nel sangue, queste nanoparticelle si sono agganciate ai globuli bianchi.
I test hanno visto che nel marasma del flusso sanguigno i globuli bianchi si imbattono nelle cellule tumorali staccatesi dal tumore principale per cercare di diffondersi nel resto del corpo, ed il report [1] evidenzia che il contatto con la proteina “Trail” ha poi innescato la loro morte.
Il prof Michael King ha affermato alla BBC che i dati hanno mostrato un effetto incredibile: non c’è stato solo un leggero cambiamento nel numero delle cellule tumorali.
“In realtà i risultati, per adesso in vitro nel sangue umano e nei topi, sono abbastanza notevoli, . Dopo due ore dall’aggiunta delle nanoparticelle all’interno del flusso sanguigno le cellule tumorali si sono letteralmente disintegrate”.
Il professore ritiene questa pratica potrebbe essere usata prima di un intervento o della chemioterapia, e in generale in quei casi dove le cellulare tumorali si spargono dalla massa principale ed inizia la metastasi, per prevenirne la diffusione nei pazienti affetti da tumore particolarmente aggressivo.
Saranno tuttavia necessari ulteriori test di sicurezza in topi ed in animali più grandi prima di un qualsiasi tentativo di sperimentazione umana; fiino ad adesso però, le evidenze ci suggeriscono che questo sistema non ha nessun effetto a catena per il sistema immunitario e non danneggia altre cellulre del sangue, nè il rivestimento dei vasi sanguigni.
Ma il prof King è cauto: “C’è un sacco di lavoro da fare. Sono necessari diversi passi avanti prima che questa tecnica possa diventare vantaggiosa per i pazienti”
[1] http://www.pnas.org/content/early/2014/01/03/1316312111
Daniel Iversen
19 gennaio 2013

Denti come causa di malattie era già noto nei secoli passati?

Un problema molto comune nel diciassettesimo e diciottesimo secolo erano i denti consumati dalla carie che dopo qualche disagio sembrava che non dessero più fastidio e quindi venivano lasciati stare in bocca. Due autori del 700, il famoso Pierre Fauchard (1728) e il chirurgo generale dell’esercito inglese John Hunter (1771), segnalarono numerose guarigioni da reumatismi, malattie di occhi, orecchie e sistema nervoso ottenute grazie alla bonifica della bocca da questi denti. Anche il celebre Christopher William Hufeland (1762-1836) parlò di questo spiegando che una bocca sana, liberata dai denti con carie profonde era l’unica possibilità di arrivare a vivere a lungo.



Goethe (1749-1832) s’interessò agli insegnamenti di Hufeland dopo che una malattia che sembrava mortale fu risolta dall’estrazione di un dente infetto. Tutti i tentativi precedenti di terapia avevano fallito. Il Goethe visse altri 64 anni dopo quell’incidente, arrivò all’età di 83 anni completamente sdentato, seguendo perciò il consiglio di Hufeland di togliere i denti infetti man mano che si presentavano (Neuhauser 1982, Hufeland 1797, Holz 1939, Greiter 1958). Un altro esempio sotto gli occhi di tutti è quello di Mozart (1756 – 1791) che un anno prima della sua morte ebbe alcuni ascessi dentali che non furono trattati con l’estrazione. Ciò ha forse potuto contribuire sia ad una recidiva dei reumatismi che al decorso estremamente sfavorevole della sua malattia. Mozart aveva ancora dieci denti al momento della sua morte, di cui tre denti con carie profonda, non estratti e nemmeno trattati (Bär C., “Mozarts Zahnkrankheiten”, Acta Mozartiana 9, 1962, 3, pp.47-54). “Per secoli,” scriveva John Hunter (1771), “i medici hanno dovuto prendere atto del fatto che i denti con la loro struttura particolare sono suscettibili di diventare la sede di piccole lesioni croniche infiammatorie localizzate che danno luogo a disturbi sistemici incredibilmente seri, anche quando localmente nella bocca il disturbo infiammatorio sembra quasi inesistente.”

Tumore al seno e denti devitalizzati

Molte donne sono state mutilate a causa di tumore al seno. La loro intrinseca bellezza e femminilità è stata violata a causa di una “scienza” medica ignorante. Per non parlare della depressione e rassegnazione conseguente agli interventi.
Non so quante mutilazioni potevano essere evitate, ma se la scienza medica volesse avvalersi di questa conoscenza potrebbe evitare tanti traumi in futuro. L.G.
Mike Godfrey: “Adesso ti mostro cos’è una termografia. Questa è una termografia che non indica alcuna anomalia”.
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E’ di una donna di 53 anni con tre figli, tutti allattati al seno.
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Come dicevo, nessuna anomalia. I vari colori mostrano le varie temperature, dal nero che possiamo considerare freddo, al blu, al giallo, al rosso che qui rappresenta la temperatura più alta, senza scendere nei particolari. Questa immagine mostra la condizione normale, quando non ci sono problemi di salute.

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