sabato 23 gennaio 2010

Quando è la terra a scuotere gli asteroidi





Lo studio dell'effetto dell'impatto degli asteroidi sulla Terra ha una lunga storia, ma ora una ricerca condotta da un gruppo di astronomi del Massachusetts Institute of Technology e dell'Osservatorio di Parigi, fra cui l'italiano e Alessandro Morbidelli apre la strada allo studio dello scenario opposto, quello degli effetti sismologici che la Terra ha sugli asteroidi che che transitano a distanza relativamente ridotta.

In particolare, come viene riferito in un articolo pubblicato su "Nature" a prima firma R. Binzel, un asteroide che transiti in prossimità della Terra può andare soggetto a sommovimenti sismici che portano alla formazione sulla sua superficie di regolite. La regolite è uno strato di materiale poco compatto, a granulometria eterogenea costituito da polvere e roccia frantumata, che è presente sulla superficie della Terra, della Luna, di Marte e di alcuni asteroidi. Sul nostro pianeta la sua presenza è attribuita alla degradazione meteorica del suolo e all'azione degli organismi, mentre sui corpi celesti con scarsa o nulla atmosfera sarebbe dovuta all'impatto di bolidi di varia grandezza.

Gli asteroidi con regolite interessano da tempo gli astronomi perché l'analisi spettrale indica che essi rappresentano l'80 per cento degli asteroidi che cadono sul nostro pianeta. Tuttavia, i corpi presenti nella della fascia degli asteroidi compresa fra Marte e Giove non mostrano questa caratteristica.

Binzel e colleghi hanno quindi ipotizzato che la formazione di regolite fosse legata all'incontro ravvicinato degli asteroidi con la Terra.

Analizzando i dati relativi a un gruppo di 95 asteroidi con regolite, i ricercatori hanno potuto stabilire che ben 75 di essi erano passati nel corso degli ultimi 500.000 anni a una distanza dalla Terra ben inferiore al raggio dell'orbita lunare. Inoltre hanno potuto stabilire che un asteroide che viaggi entro una distanza pari a 16 volte il raggio della Terra va incontro a vibrazioni sufficientemente forti a formare materiale "fresco" alla sua superficie. In precedenza si riteneva che per subire significativi cambiamenti fisici un asteroide dovesse passare a una distanza molto più ravvicinata, non superiore ai due raggi terrestri. (gg

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