martedì 22 giugno 2010

Vesuvio: a Pompei morti per un’onda di calore


NAPOLI — I pompeiani non furono uccisi dalla cenere ma da una spaventosa ondata di calore. E’ quanto sostiene un nuovo studio dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dell’Università Federico II di Napoli.
La morte a Pompei, nel 79 dopo Cristo, non arrivò dunque per soffocamento dopo una lunga agonia. Al contrario, fu istantanea, causata da un’onda di calore da 600 gradi centigradi dovuta al passaggio di una nube ardente a bassa concentrazione di cenere ma di grande spessore.
L’onda, secondo lo studio, sarebbe stata in grado di trattenere il calore fino a distanza notevole dal vulcano. La ricerca pubblicata sulla rivista Plos One, svela i meccanismi dell’eruzione sulla popolazione di Pompei. Ma soprattutto getta nuova luce sui rischi e l’estensione dell’area potenzialmente esposta e le precauzioni da adottare in caso di eruzione.
Nel caso di futura eruzione, sostengono i ricercatori, il rischio potrebbe andare oltre i 15 chilometri dal vulcano finora considerati. Ciò significa, che l’attuale piano d’emergenza è inadeguato, spiegano gli scienziati. La zona a rischio comprenderebbe tutta Napoli da un lato e Castellammare dall’altro.
Il gruppo di ricercatori ha simulato al computer l’avanzata delle nubi ardenti. Ebbene, gli unici abitanti a salvarsi nel 79 dc furono quelli di Stabiae, dove arrivò una folata di fuoco successiva a temperatura addirittura più elevata, ma quando la città era già stata evacuata.
Dall’analisi della postura delle vittime è risultato anche che la morte è sopraggiunta all’improvviso, in un attimo, senza quasi rendersene conto. I resti degli scheletri umani e animali, infatti, presentano caratteri di esposizione a temperature altissime, confermate dall’analisi delle modificazioni subite dal Dna e da esperimenti effettuati in laboratorio su ossa animali.
L’elemento più pericoloso di un’eventuale eruzione è dunque l’alta temperatura, dicono gli scienziati. E l’area da evacuare in caso d’allarme è molto più estesa di quella considerata finora, attribuita a morto da ceneri e gas. E il calcolo da fare sugli scenari di rischio deve essere basato sull’eruzione del 79 e non su quella, antecedente, del periodo Pliniano.

Frank Fenner, fine della razza umana tra 100 anni?

Secondo Frank Fenner, l'uomo si estinguerà entro i prossimi 100 anni. Prevista l'estinzione anche di diverse specie animali. Il 95enne professore di microbiologia dell'Australian National University è categorico, ed illustra come non ci sia più spazio per alcun tipo di intervento. I primi cambiamenti climaticisono un segnale di avvertimento che si manifesterà in maniera molto più pesante nei prossimi decenni. L'esplosione demografica ed i pesantissimi consumi determineranno la fine della razza umana, incapace di adattarsi in maniera armonica con la natura. E' definita Antropocene l’era geologica attuale, un termine coniato nel 2000 dallo scienziato Paul Crutzen per definire un'era in cui il principale fautore delle modifiche climatiche è l'operato umano. Negli ultimi 100 anni l'uomo ha prodotto cambiamenti del clima che senza la presenza umana si sarebbero verificati nell'arco di migliaia di anni.

BANNER

ADD/THIS

Bookmark and Share
webso OkNotizie