martedì 25 giugno 2013

Marco TODESCHINI...un genio incompreso.


Marco Todeschini nacque a Valsecca,in provincia di Bergamo, il 25 aprile 1899. Tra l'altro mi sono recata recentemente in questo piccolo paesino, situato nella Valle Imagna, dove ho potuto visitare la piazza a lui intitolata,il piccolo cimitero dove volle essere sepolto, e il monumento celebrativo che lo ricorda.
Orfano della madre dalla nascita, venne mandato ancora bambino in collegio a Casalmaggiore, dove vi rimase fino all’età di 17 anni, anno in cui entrò nell’esercito come ufficiale del Genio e pilota aviatore. Si laureò in ingegneria meccanica ed elettronica al Politecnico di Torino.
Nella sua vita di studioso si specializzò e si diplomò in vari rami della fisica e della fisioneurologia ed insegnò come Professore Ordinario di meccanica razionale ed elettronica al biennio di Ingegneria Superiore STGM in Roma oltre ad essere stato docente di Termodinamica all’Istituto Tecnico Industriale Paleocapa di Stato in Bergamo.
Negli attrezzatissimi laboratori del Centro Studi di Pavia, realizzò varie invenzioni e compì una classica serie di ricerche teoriche e sperimentali giungendo a scoprire le modalità con le quali si svolgono e sono collegati tra loro i fenomeni fisici, biologici e psichici, di cui determinò le precise relazioni matematiche reciproche e di assieme coordinandoli tutti in una scienza universale denominata appunto perciò "PsicoBioFisica".
Egli lavorò per tutta la vita alla sua originale teoria fisica unitaria, che chiamò "Teoria delle Apparenze", o anche "Psicobiofisica". In contrapposizione alle tesi della relatività einsteniana, viene rivalutato il concetto di "etere", ovvero di un fluido sottilissimo responsabile di ogni moto e fenomeno dell’universo, dal mondo atomico alla cosmologia, comprese anche le realtà biologiche e psichiche.

Marco Todeschini visse gli ultimi anni della sua vita a Bergamo, dove morì il 13 ottobre 1988, dopo aver manifestato il volere di riposare nel suo paese natale,Valsecca,dove la sua lapide dice :" Visse la sua vita per la scienza universale".......
http://www.duepassinelmistero.com/Marco%20Todeschini.htm

Todeschini e il "motore impossibile" (2) - VIDEO




All’International Kongres der Ufologes,a Wisbaden,in Germania, il 2 novembre 1975 fu presentata una relazione da un gruppo di scienziati di varie nazioni che avevano assitito agli esperimenti e dopo aver studiato a fondo il dispoitivo, sostennero che questo apparecchio ha le stesse caratteristiche e possibilità di quelli usati per la propulsione degli U.F.O.Il brevetto di tale motore fu depositato nel 1932 e rilasciato il 17 nov.1933 (numero 312496,rilasciatodall’allora Mninistero per le Corporazioni del Regno d’Italia).
Questo ‘motore impossibile’è formato da un motore(che può essere di qualunque genere) collegato ad un sistema di ingranaggi e a due masse rotanti:il dispositivo è in grado di generare una forza propulsiva autonoma,orientabile,senza necessità di trasmissione,tant’è che se venisse montato su un carrello con ruote,esso –pur non essendo ad esse in alcun modo collegato-lo farebbe muovere! Il principio va oltre le leggi della fisica comunemente accetttate poiché peremtterebbe di spostare un veicolo nello spazio,in qualsiasi direzione e senza espulsione di massa(come invece accade negli attuali missili astronautici).
Dimostrazione effettuata da Mirco Gregori nel Primo Convegno Nazionale del Circolo di Psicobiofisica a Valsecca il 29 aprile 2012

Todeschini e il "motore impossibile"

Mirco GREGORI
E' veronese l'erede di Marco Todeschini, l'ingegnere bergamasco che ha smentito una parte delle teorie di Newton e di Einstein. Mirco Gregori, ingegnere montefortiano quarantaquattrenne, è il primo al mondo ad aver replicato per pura passione il «motore impossibile» che dimostra quanto sia «relativa» la teoria della relatività sulla quale si basa la fisica moderna. Una sperimentazione, la sua, che rende giustizia allo scienziato bergamasco, ne riporta prepotentemente d'attualità le teorie e che è destinata a riaccendere la discussione sulla finitezza della fisica classica e su tutto il sapere che, secondo Gregori, sarebbe costruito su un assunto sbagliato. «Guardi qua: come può essere vera questa cosa?», dice Gregori mettendo il dito sotto i cardini della relatività. Insomma, lo vedrebbe anche un bambino delle scuole elementari che la formula C= C+V non sta né in cielo né in terra, «perchè come può una cosa essere uguale a se stessa più qualcosa d'altro, cioè, nel caso specifico, il postulato della costanza della velocità della luce?». Tutto, per Mirco Gregori, è partito da qui, o meglio da una domanda ancora più semplice: «Ma sarà vero che la luce ha una velocità e che sia la massima raggiungibile, e sarà vero che la terra galleggia nel vuoto?». Ce ne sarebbe abbastanza per diventare matti, ma l'ingegner Mirco Gregori è un tipo a dir poco pragmatico. Anzi, questo è il suo marchio di fabbrica. Lo ha imparato dalla vita ad esserlo quando, avviato a brillanti studi tecnici per via di un talento non comune per la meccanica e l'elettronica, si è trovato a interromperli a quattordici anni per andare a lavorare. A dire il vero, lavorare l'ha sempre fatto perchè è tra i carrelli dell'officina del papà, storico meccanico a Costalunga, che ha scoperto il suo talento. Va a lavorare, Mirco, e a vent'anni, aiuto carrellista all'Aia, si rivela: «Ci fu un blocco tecnico che paralizzò tutta la produzione. Mi feci avanti. Mi guardarono dubbiosi, ma alla fine mi dissero di sì: tolsi la scheda che governava le macchine, ci lavorai un po' e la produzione ripartì». Nulla di strano per uno che a 14 anni realizzava programmi per computer e si costruiva i videogiochi. Il signor Veronesi lo premia e così Mirco, alle scuole serali, conquista la maturità da perito tecnico e telecomunicazioni. Il resto è una corsa a perdifiato: due lauree, «ma basta scrivere che sono dottore in scienze informatiche e c'è dentro tutto», e lo studio sempre abbinato al lavoro. Dopo l'Aia c'è la Bauli e oggi il ruolo da responsabile dei servizi informativi di un colosso veronese della grande distribuzione organizzata. «Ma sì, è lavoro», taglia corto. «La passione è altra cosa». Già, altra cosa, cioè gli ultimi cinque anni di studio partiti da quelle domande: «Ho scoperto Nikola Tesla, il papà del sistema elettrico a corrente alternata e delle onde radio. Così ho conosciuto e mi sono innamorato di Todeschini». Cerca e ricerca, studia e ristudia, Gregori incontra Fiorenzo Zampieri, il depositario di tutto quello che Marco Todeschini ha scritto e fatto fino al 1988, anno della sua morte. Tutto o quasi perchè la sua rivoluzionaria invenzione, il «motore impossibile» che Gregori ha replicato, è letteralmente svanito nel nulla. E si capisce anche il perchè, «visto che a molti scienziati che si muovono con la mente libera, che sperimentano e discutono il consolidato si chiude la bocca. Antonella, la figlia di Marco Todeschini, me lo ha detto tra le lacrime vedendo il motore impossibile in funzione: a lei è andata meglio che ad altri congiunti di scienziati perchè le cose del padre sono state nascoste e non bruciate». Ma torniamo a Zampieri che negli occhi scuri di Gregori vede quella luce che lo convince che solo quell'ingegnere quarantenne farà rivivere Todeschini. Ecco perchè gli mette nelle mani tutto. E Mirco Gregori studia. Poi, due anni fa, trasforma tutto in realtà fisica e costruisce pezzo per pezzo il motore, con l'aiuto dell'amico Giancarlo. Ci hanno provato in tanti, lui è il primo a farlo funzionare: «Semplice», spiega, «attraverso un moto rotatorio è possibile ottenere un moto rettilineo pulsato. La fisica non lo ammette, la realtà sì», dice mostrando il motore in funzione. Per semplificare, il senso è pressappoco questo: a un'azione corrisponde una reazione. Punto. Fine. Prima di Todeschini e Gregori la frase sarebbe continuata con la precisazione «uguale e contraria». Sotto i tuoi occhi, però, ti accorgi che non è così. Come si spiega tutto ciò? «Esiste se concepiamo l'esistenza dell'etere che pervade il cosmo intero. Ecco perchè, diversamente da quello che comanda la fisica classica, quello che hai visto adesso è così non solo sulla Terra». A Valsecca, il paese natale di Todeschini, nel Bergamasco, dove Gregori ha presentato per la prima volta il motore, la gente piangeva. E lui, dando voce a Todeschini, lo ha ribadito: «La forza non esiste, è apparenza. La massima velocità raggiungibile per una particella non è limitata a quella della luce, ma di gran lunga superiore». E così, col «motore impossibile», potrebbe saltar fuori anche un modo diverso per esplorare il cielo.

Paola Dalli Cani

Astronavi intorno a Saturno (2) - VIDEO

Le immagini che vi presentiamo sono una serie di fotografie realizzate dalla sonda Cassini che staziona nell’orbita di Saturno. Rammentiamo che la  Cassini–Huygens è una missione robotica interplanetaria congiunta NASA/ESA/ASI, lanciata il 15 ottobre 1997, con il compito di studiare il sistema di Saturno, comprese le sue lune e i suoi anelli.
Le fotografie sono state scattate dalla sonda recentemente e mostrano un enorme oggetto a forma di sigaro passare sotto gli anelli del gigante gassoso e mentre il misterioso velivolo passa a forte velocità si può osservare anche altro oggetto in alto a sinistra rispetto alle immagini.
http://www.segnidalcielo.it/2013/06/25/enorme-ufo-a-forma-di-sigaro-fotografato-dalla-sonda-cassini-su-saturno/







domenica 23 giugno 2013

Astronavi aliene intorno Saturno?


 Immagini riasciate dalla Nasa lo scorso 21 giugno 2013, ricevute dalla sonda spaziale Cassini ,immagini nei giorni scorsi sono state analizzate da alcuni ricercatori perchè in alcuni fotogrammi provenienti appunto della sonda Cassini, si possono osservare enormi e misteriosi oggetti sigariformi. Guardate il video!!

mercoledì 19 giugno 2013

Vesuvio, altre due scosse, ma a preoccupare è la camera magmatica dei campi Flegrei.


 Secondo gli esperti movimenti sismici che stanno interessando il Vesuvio negli ultimi giorni rientrano nella normalita'.
Sta di fatto che altri due terremoti sono stati registrati dagli strumenti dell'osservatorio vesuviano. La prima scossa rilevata alle ore 02:19:54 del 18/06/2013 ad una profondità di 1.46 km. La seconda scossa è avvenuta alle ore 04:25:33 del 18/06/2013 ad una profondità di 0.06 km. Magnitudo ancora da verificare. 
Ma a preoccupare seriamente i vulcanologi sarebbe la camera magmatica comune, estesa a 8-10 chilometri di profondità. Un bacino comune alla caldera dei Campi Flegrei e al Vesuvio, colmo di magma, che potrebbe fuoriuscire in qualsiasi momento e risalire in tempi brevi verso la superficie. Studiando  i flussi di calore provenienti dai due complessi vulcanici – maggiori in corrispondenza dei Campi Flegrei e minori man mano ci si avvicina al Vesuvio,  vulcanologi sono inoltre arrivati alla conclusione che, probabilmente, gran parte della sorgente magmatica si troverebbe in corrispondenza dei Campi Flegrei, considerati un "super vulcano" potenzialmente molto più pericoloso del Vesuvio.
 Nel caso dovesse verificarsi, "il processo di risalita del magma sarebbe molto veloce, impiegherebbe pochi giorni", spiegano gli esperti.  "Ciò significa che dal momento in cui si verificano i fenomeni precursori dell'eruzione (come variazioni delle caratteristiche chimiche e delle temperature delle fumarole, deformazioni del suolo e attività sismica) ci vogliono pochi giorni perché il magma risalga in superficie. Cosa che, in assenza di un piano di emergenza riguardante i Campi Flegrei, potrebbe provocare dei disastri non solo a livello locale, ma estesi a tutta l'area campana".
E gli esperti puntano il dito contro i piani di evacuazione, inadeguato per quanto riguarda il Vesuvio e la zona rossa, addirittura inesistenti per i campi Flegrei, dove le eruzioni sarebbero potenzialmente molto più violente di quelle scatenate dal vulcano, e che possono verificarsi in qualsiasi punto della caldera, a partire dalla città di Napoli, dove i quartieri di Soccavo, Fuorigrotta e Posillipo potrebbero ritrovarsi sommersi da lava e cenere.

Lourdes (Francia), inondazione allaga la Grotta dell'Apparizione.

Martedì 18 giugno 2013, nella tarda mattinata, il Gave de Pau, il fiume che attraversa la cittadina di Lourdes (Francia),è straripato allagando la Santa Grotta , conseguentemente  il suo accesso è stato chiuso ai pellegrini. La grotta era stata allagata già nel mese di ottobre 2012. Un video di Gilles Galbardi e L. Jarneau per il sito web santuario.
http://it.lourdes-france.org/




martedì 18 giugno 2013

Clima pazzo, arrivano i granchi a Mosca.

L’inizio della stagione estiva ha offerto ai moscoviti non poche sorprese legate alla natura. Tra di essi, non solo i capricci del tempo, ma anche gli evidenti mutamenti della flora e della fauna dei parchi cittadini. Forse il riscaldamento globale, di cui gli scienziati parlano già da anni, apporta le sue correzioni all’ambiente molto più in fretta di quello che si pensava.


L’insolitamente breve primavera ha afflitto gli abitanti della capitale con un’invasione di Bibionidae e di Acari della foresta. Ma all’inizio dell’estate sono arrivate anche delle buone notizie: per esempio, nel corso superiore della Jauza sono comparsi granchi e ghiozzi. È un segnale affidabile che il fiume è diventato più pulito. I pescatori più accaniti confermano all’unisono che la scardola locale ha acquisito forme più consistenti ed è diventata simile al suo omologo del sud, che abita nelle acque del Don e del Kuban’. Nelle reti sono apparse anche delle lasche di dimensioni sorprendenti, di cui in passato si poteva solo leggere nei libri del naturalista russo del XIX secolo Leonid Sabaneev. Nei laghetti di Mosca hanno iniziato a gracidare le rane, quasi raddoppiate, in modo assolutamente inaspettato. Sulla riva, invece, camminano delle vocianti casarche comuni di color rosso chiaro, arrivate da chissà dove. E sono solo alcuni dei segni del cambiamento in atto. Piante e animali reagiscono piuttosto in fretta ai mutamenti climatici, spiega il coordinatore del programma per la tutela della biodiversità del Fondo mondiale per la natura (WWF) di Russia, Vladimir Krever:
Cambia la popolazione di molte specie, cambia l’habitat di loro diffusione. La tendenza è chiara: le specie settentrionali vanno ancora più a nord, mentre quelle meridionali le seguono a ruota. Non possiamo dire che tra cinque anni nella oblast’ di Mosca cresceranno le banane o le ananas, ma possiamo dire che lo spostamento e la limitazione dell’habitat dell’orso e dell’orso polare avverranno in un futuro prossimo.
È indispensabile tenere conto dell’influenza del clima, ma in ogni caso concreto occorre anche valutare tutti i nessi di causa-effetto, come dice, nel richiamare alla prudenza nelle conclusioni, il direttore del programma “Klimat i energetika” (Clima ed energetica) Aleksej Kokorin:
Come esempio posso riportare la comparsa dello squalo nella zona di Vladivostok: si sono avuti come risultato anche degli incidenti seri, sono morte delle persone. È un caso che viene studiato da più parti. È stato chiarito che là vi era la contemporanea influenza di alcuni fattori: sia le acque più calde, cosa legata la clima, sia il cosidetto cibo addizionale; avevano cioè buttato pezzi di carne come esca per il pesce, ma ciò aveva attirato gli squali. Bisogna dire che questa è una situazione tipica. Per le stesse rane e zanzare potrebbe essere importante in una certa misura il clima, ma forse vi è anche un’altra causa. È difficile stabilire in quale proporzione.
I ricercatori dell’Università britannica di York hanno studiato i cambiamenti dell’habitati di 2000 diverse specie biologiche, dalle alghe ai mammiferi, negli ultimi 40 anni. Le loro conclusioni sono pienamente accertate: animali e piante si spostano dall’equatore verso i poli. Tra l’altro, la velocità media del loro spostamento è di 17 chilometri al decennio, tre volte più rapidamente di quello che si pensava prima.
Se continuerà così, prossimamente i moscoviti assisteranno all'occupazione volatile, strisciante, saltellante e vegetale della capitale da parte di specie vegetali e animali provenienti dal sud. Quanto sia positivo è argomento per un discorso a parte, ma motivi per stupirsi ce ne saranno ancora molti.

Celyabinsk (Russia) trovato frammento di 3 kg del meteorite caduto a febbraio.

Nella città di Celyabinsk, nel sud degli Urali, dove a metà febbraio è caduto un meteorite, gli studiosi hanno iniziato l’esame del suo frammento più grande. Questo frammento è stato rinvenuto solo di recente da un ricercatore amatore anziché da specialisti. Finora nell’istituto di mineralogia locale la base principale per l’esplorazione del meteorite caduto era rappresentata da piccoli (fino ad alcuni grammi) frammenti trovati dai lavoratori dell’istituto.


Per ottenere un grammo di materiale meteoritico hanno dovuto vagliare centinaia di tonnellate di roccia terrestre. Eppure il frammento più grande del meteorite di Cebarkul è stato rinvenuto non da un minerologo, né da un geologo, ma da un semplice manager di livello medio di Celyabinsk. Racconta il fortunato ricercatore Aleksej Usenkov:
La mia scoperta pesa 3 chili e mezzoÈ stato il giorno più fortunato della mia vita. Ho trovato un autentico meteorite.
Aleksej Usenkov ha iniziato la ricerca già in febbraio, quando è caduto il metorite. Ma allora non aveva trovato niente. Tutto attorno era coperto dalla neve e Aleksej si è gelato solo le mani. Ha ripreso la ricerca in aprile. Delle diverse versioni della traiettoria di volo Aleksej ne ha tratto la media e si è recato nel luogo della presunta precipitazione dei frammenti, dove la dea bendata gli ha sorriso.
Del resto, Aleksej è convinto di aver trovato non il più grande dei frammenti caduti sulla terra. Ha interrogato gli abitanti locali ed ha capito che esistono probabilmente anche frammenti che pesano oltre 500 chilogrammi. Ma è estremamente difficile trovarli adesso, dopo che è cresciuta la folta erba estiva.
A Celyabinsk è stato organizzato intanto il concorso per il miglior progetto di monumento al meteorite. Il concorso è denominato “Diventi famoso insieme con il meteorite”. Degli oltre 700 progetti pervenuti sono stati selezionati i 5 migliori. Il 24 giugno sarà annunciato il vinctore che riceverà un premio di 100 mila rubli (circa 2500 euro).

lunedì 17 giugno 2013

16/06/2013 ore 23:39 Terremoto M 6.1 Sud Pirgos, Creta (Grecia)

Russia - Dopo il meteorite, strane luci nel cielo sopra la città di Miass, vicino Chelyabinsk (VIDEO)

A Chelyabinsk (Russia), dove mesi fa cadde il meteorite di 17 tonnellate che provocò 1200 feriti e danni per più di 30 milioni euro, la notte del 15 giugno, la popolazione ha assistito ad uno strano bagliore che ha illuminato il cielo sopra  la città. La scienza non ha dato ancora una risposta.

domenica 16 giugno 2013

Nuova Zelanda - Carcassa di uno strano animale sulla spiaggia di Pukuhina Beach (VIDEO).

Incredibile scoperta in Nuova Zelanda: sulle spiagge di Pukuhina Beach nella baia di Plenty sono riaffiorati i resti di uno strano "mostro" molto simile ad un dinosauro marino con i denti aguzzi.
Il corpo è lungo circa nove metri e la cosa davvero misteriosa ed inquietante è che appare come dilaniato come se il mostro in questione fosse stato aggredito da un'altra creatura ancora più imponente e feroce....

Il quesito che tutti si sono posti al momento della sensazionale scoperta è stato: di che animale si tratta? Quale potrebbe essere?

Secondo il biologo marino Anton Van Helden dell'Università di Auckland, si tratterebbe della carcassa di un'orca detta anche "balena assassina" ma questa ipotesi è stata immediatamente contraddetta da altri esperti che sotengono, invece, che la tipologia dei denti di questo "mostro" non possono corrispondere a quelli di un'orca che sono più corti, distanziati e incurvati.

Ma è davvero possibile che nel 2013 esistano ancora mostri marini sconosciuti? Se pensiamo che l'esistenza del calamaro gigante è stata scoperta nel mar del Giappone soltanto nel Dicembre del 2006, allora non si può escludere davvero nulla.

Intanto qui sotto potete "ammirare" il video amatoriale girato proprio nel momento del rinvenimento dello strano animale: vi auguriamo che, durante le prossime vacanze estive, non abbiate il piacere di incontrare qualche suo "cugino" italiano.... 

“Vesuvio e Campi Flegrei: vulcano, supervulcano e supercamera magmatica? Intervista alla Dott. Lucia Pappalardo”


La camera magmatica di un vulcano potremmo assimilarla come idea a una sorta di avamposto del magma verso la superficie. Un magma che popola le profondità astenosferiche differenziandosi per caratteristiche chimiche e fisiche. Una differenza non da poco, poiché influenza le diverse tipologie eruttive, quando il materiale incandescente, stressato, balza fuori dal profondo.
I ricercatori affermano che i materiali eruttati da un vulcano sono nettamente inferiori alla capacità volumetrica complessiva della camera magmatica. Pensando all’eruzione delle pomici di Avellino che sconquassò l’area vesuviana circa 3800 anni fa, e a quella dell’ignimbrite campana nei Campi Flegrei, riconosciuta come la più potente in assoluto verificatasi nell’area regionale, c’è da rabbrividire elaborando calcoli sul materiale piroclastico asperso comparandolo poi e per proporzioni al contenitore sotterraneo…

Di recente è balzata alla cronaca la notizia che Vesuvio e Campi Flegrei attingono da un’unica grande camera magmatica. La Dott.ssa Lucia Pappalardo ha lavorato a questa tesi che è stata ampiamente riportata dai media soprattutto per gli aspetti di pericolo che si colgono. Avendo già arricchito il nostro giornale con un’intervista ad oggetto proprio la camera magmatica del Vesuvio, abbiamo posto alla gentile ricercatrice alcune  domande:
Dott. Pappalardo, la camera magmatica di un vulcano è paragonabile a un pallone sgonfio che si riempie e poi scoppia?
Negli ultimi decenni le indagini geofisiche hanno rilevato al di sotto di vulcani quiescenti, come ad esempio la caldera di Yellowstone negli Stati Uniti d’America, oppure l’isola vulcanica di Santorini in Grecia, serbatoi magmatici più estesi del previsto, il che implicherebbe la possibilità in futuro di eruzioni catastrofiche.
I dati geofisici indicano che la forma di queste camere magmatiche è generalmente allungata, come una lamina estesa e sottile, e che nuovo magma profondo può “ricaricare” questi serbatoi in brevi periodi di tempo, come per impulsi. Ad esempio, tra il gennaio del 2011 e l’aprile del 2012, le immagini radar satellitari hanno rivelato che un flusso di magma ha “rigonfiato” la camera magmatica che si trova sotto il vulcano di Santorini, riempiendola di circa 10-20 milioni di metri cubi di materiale: approssimativamente 15 volte il volume dello stadio olimpico di Londra. Questo rigonfiamento ha causato un sollevamento dell’isola compreso tra gli 8 e i 14 centimetri. Tuttavia, anche paragonando il rigonfiamento osservato a qualcuno che soffia con forza in un palloncino (invisibile), non conoscendo quanto sia piccolo o grande il palloncino, non possiamo sapere quanti “soffi” saranno necessari per farlo scoppiare.
Articoli recenti datati autunno 2012, parlano di uno studio (Lucia Pappalardo & Giuseppe Mastrolorenzo, Rapid differentiation in a sill-like magma reservoir: a case study from the campi flegrei caldera. Nature’s Scientific Reports, 2 Article number: 712 (2012) doi:10.1038/srep00712), dove si accenna a un’unica grande camera magmatica, che alimenta sia il distretto del Vesuvio sia quello dei Campi Flegrei: è così?
Il nostro studio geochimico ed isotopico delle rocce delle eruzioni passate dei Campi Flegrei e del Somma-Vesuvio, ha messo in evidenza tra l’altro forti analogie tra le caratteristiche chimiche e fisiche (contenuto in gas, pressione, temperatura ecc…) delle camere magmatiche che hanno alimentato questi vulcani, tanto da farci ipotizzare che si trattasse di un unico esteso strato di magma. Questa teoria spiegherebbe anche la presenza di antichi crateri vulcanici all’interno della città di Napoli, identificati nell’area di Chiaia, che testimoniano la risalita di magma profondo nell’area napoletana localizzata proprio tra i due vulcani. Inoltre, il flusso di calore che oggi si misura in superficie, evidenzia un’unica anomalia positiva estesa al di sotto di tutta l’area napoletana, con il valore massimo in corrispondenza del supervulcano flegreo, dove probabilmente è localizzata la maggior parte del volume di magma.
La camera magmatica di un supervulcano quiescente (Campi flegrei) comprendente anche quella di un secondo vulcano capace di eruzioni del tipo pomici di Avellino, dovrebbe avere dimensioni sbalorditive…
Circa 40000 anni fa i Campi Flegrei eruttarono una quantità di magma considerevole (all’incirca 300 km3) durante la super-eruzione dell’Ignimbrite Campana, considerata la maggiore di tutta l’area mediterranea. L’eruzione fu talmente catastrofica che ricoprì tutta la regione campana di una spessa coltre di tufo grigio, mentre le ceneri più sottili trasportate dai venti raggiunsero distanze elevatissime, fino in Russia. Si ritiene che questa eruzione abbia provocato un vero e proprio “inverno vulcanico”, cioè una riduzione della temperatura terrestre di diversi gradi centigradi per molti anni e addirittura, secondo altre teorie, contribuito alla scomparsa dell’uomo di Neanderthal. Tuttavia, sebbene le super-eruzioni siano eventi altamente distruttivi, sono fortunatamente rarissime.
L’unicità di una camera magmatica condivisa da due distretti vulcanici molto vicini accresce i termini di rischio per le popolazioni?
L’area campana è tra le aree a più alto rischio vulcanico al mondo. Infatti, i vulcani napoletani attivi (Somma-Vesuvio, Campi Flegrei ed l’isola d’Ischia), in grado di generare eruzioni altamente esplosive, sono localizzati in aree densamente popolate.  I nostri dati sulla velocità di crescita dei minerali nel magma hanno dimostrato che le camere magmatiche individuate dalle tecniche geofisiche a circa 7-8 km di profondità, potrebbero contenere magma parzialmente cristallizzato e ricco in gas, che potrebbe “esplodere” in qualsiasi momento. Tuttavia, i vulcani napoletani sono tenuti sotto controllo 24 ore su 24 da un efficiente sistema di monitoraggio che ci permetterà di registrare eventuali segnali premonitori (terremoti, deformazioni del suolo, variazioni del chimismo e temperatura dei gas fumarolici) in tempo utile per allertare la popolazione esposta al rischio. Certo, affinché la gestione dell’emergenza sia ottimale, è necessario predisporre validi piani di emergenza che devono essere ben noti alla popolazione anche attraverso esercitazioni di protezione civile e prove di evacuazione.
Da un certo punto di vista concernente la promiscuità areale, pure l’Isola d’Ischia con i suoi fenomeni di vulcanesimo potrebbe avere importanti connessioni con la camera magmatica già condivisa dagli altri due vulcani? D’altra parte qualche anno fa si registrarono scosse di terremoto al largo del Golfo di Napoli…
L’isola d’Ischia, la cui ultima eruzione risale al 1302, è parte del distretto vulcanico flegreo, insieme anche all’isola di Procida che però non è più in attività da circa 17000 anni. L’isola d’Ischia è nota anche per il terremoto che nel 1883 distrusse Casamicciola: fu il primo evento catastrofico dopo l’Unità d’Italia. Quasi l’80% dell’abitato andò distrutto con migliaia di morti, di cui molti turisti già allora presenti sull’isola. Tra le vittime del terremoto vi furono anche i genitori e la sorella del futuro filosofo Benedetto Croce, allora diciassettenne, che fu estratto vivo dalle macerie.
Con quali strumenti si identificano i limiti della camera magmatica e con quale grado di affidabilità?
Un potente strumento d’indagine per la caratterizzazione del sottosuolo è una tecnica nota come tomografia sismica. Essa ricalca a grandi linee i principi della TAC utilizzata in campo medico. Infatti, mentre nella TAC si utilizza la propagazione dei raggi X per individuare strutture a maggiore densità, allo stesso modo nella tomografia sismica sono utilizzate le onde sismiche. Queste si propagano in maniera differente a seconda della densità del materiale che attraversano. Nel caso di un liquido, come appunto il magma, le onde viaggiano molto più lentamente rispetto a rocce solide. Con questa tecnica è stato possibile individuare a circa 7-8 km di profondità al di sotto del Vesuvio e dei Campi Flegrei, uno strato a bassissima velocità delle onde P ed S, con spessore dell’ordine di 1 km, che è stato interpretato come un ampio serbatoio di alimentazione magmatica di forma planare, che appare essere una caratteristica comune ai due vulcani.
Un’altra tecnica pionieristica per studiare la struttura interna dei vulcani è la radiografia muonica. Queste particelle sono una sorta di elettroni «pesanti» che, proprio in virtù della loro massa, sono in grado di penetrare strati di roccia dello spessore di 1-2 chilometri. Attraverso un telescopio muonico è possibile determinare con precisione la traiettoria dei muoni che lo attraversano e costruire una mappa del diverso assorbimento che subiscono le particelle a seconda della densità delle rocce attraversate.
Oltre ai limiti è possibile stabilire la composizione chimica del magma in profondità, cioè ravvisarne le modifiche chimiche e fisiche dettate dai nuovi materiali in arrivo?
Quando nuovo magma profondo raggiunge il serbatoio magmatico più superficiale ed eventualmente si mescola con il magma già presente nella camera, è possibile che si verifichi un rilascio di gas magmatici che, attraverso le fratture presenti nelle rocce, arriva in superficie ed alimenta le fumarole. Per questo motivo la temperatura e la composizione chimica dei gas fumarolici sono tenute sotto controllo, poiché una loro variazione potrebbe indicare un aumento nell’apporto di magma profondo.
L’attuale estensione della camera magmatica del Vesuvio, contiene materiale a sufficienza per quale tipo di eruzione? In termini pratici cosa differenzia una camera magmatica foriera di eruzioni di tipo Avellino da quella che indusse l’eruzione del 1944?
I nostri studi sulle caratteristiche chimiche ed isotopiche dei magmi che hanno alimentato le eruzioni passate, indicano camere magmatiche distinte per le eruzioni poco esplosive o effusive del tipo dell’ultima eruzione stromboliana del marzo del 1944 rispetto alle eruzioni esplosive intermedie (supliniane) e catastrofiche (pliniane).
Il serbatoio che alimenta le eruzioni più modeste infatti, è caratterizzato da magma di tipo tefritico, poco viscoso e povero in gas, che staziona a profondità comprese tra 16 e 20 km. Le eruzioni più violente invece, sono alimentate da magmi più evoluti di tipo fonolitico, cioè più viscosi e ricchi di gas, che stazionano a profondità comprese tra i 6 e gli 8 Km. L’attuale camera magmatica è stata individuata proprio a questa profondità, dove del resto esiste un’importante discontinuità litologica dovuta al passaggio da rocce sedimentarie a rocce cristalline, che favorirebbe l’accumulo di grandi quantità di magma.
In molte publicazioni viene continuamente affermato che la potenza eruttiva di un vulcano è rapportata ai tempi di quiescenza… la moderna vulcanologia conferma questa tesi?
In effetti questa tesi che risale ad alcuni decenni fa, è stata superata dai più moderni studi scientifici. Ad esempio, una recente ricerca (Druitt et al., Nature 2012) ha dimostrato che nel caso della violenta eruzione che interessò il vulcano di Santorini nel 1600 a.c., e che si ritiene provocò la scomparsa della civiltà Minoica, il serbatoio di magma iniziò a ricaricarsi solo 100 anni prima della catastrofe e il processo si concluse solo pochi mesi prima dell’eruzione.  Anche i nostri studi sulla velocità di crescita dei cristalli nei magmi vesuviani e flegrei hanno dimostrato che le camere magmatiche che alimentano questi vulcani sono in grado di raggiungere condizioni critiche che possono culminare in un’eruzione esplosiva violenta in tempi relativamente rapidi, dell’ordine di poche centinaia di anni.
 I tempi di risalita in superficie del magma dal profondo sono imprevedibili?
Una stima sulla velocità di risalita del magma in superficie può essere dedotta dalle caratteristiche tessiturali delle rocce vulcaniche, in particolare dalle dimensioni e forma delle vescicole e dei microcristalli che si formano via via che il magma degassa durante la risalita nel condotto vulcanico. I nostri studi sulla tessitura delle rocce vulcaniche dei Campi Flegrei e del Somma Vesuvio hanno dimostrato che, nel caso di alcune delle eruzioni passate, il magma ha raggiunto la superficie in tempi relativamente rapidi. Tuttavia, per quanto riguarda una eventuale futura eruzione, nessuna previsione può essere formulata. In nessun modo infatti, è possibile definire con certezza quanto potrà durare il periodo di crisi che normalmente precede un’eruzione.

Nel grafico a colori è riportata la struttura profonda dei vulcani napoletani dedotta dallo studio geochimico delle rocce vulcaniche delle eruzioni passate dei Campi Flegrei e del Somma-Vesuvio. In rosso sono indicate le possibili aree di accumulo di magma. Il magma silicico ricco in gas localizzato intorno ai 6-8 km di profondità, ha alimentato le eruzioni intermedie e altamente esplosive, mentre il serbatoio di magma mafico più profondo ha alimentato le eruzioni meno violente

Con cordialità la redazione di Hyde ParK ringrazia la gentile ricercatrice, Dott. Lucia Pappalardo, per la preziosa collaborazione che ci ha assicurato, consentendoci con chiarezza di entrare nei dettagli più vivi e aggiornati delle caratteristiche geologiche dei vulcani che dominano il territorio cittadino e provinciale della città di Napoli.

venerdì 14 giugno 2013

Russia - Trovati dei frammenti del meteorite di Tunguska.


Un gruppo di geologi provenienti dall'Ucraina, Germania e Stati Uniti ha analizzato la composizione mineraria delle pietre trovate lungo il fiume siberiano Tunguska ed è giunto alla conclusione che sono parte del meteorite caduto circa un secolo fa.
I microscopici campioni (meno di un millimetro di diametro) sono stati raccolti da uno degli autori della ricerca, Nikolay Kovalyov, nel 1978. Sono stati trovati i minerali caratteristici dei meteoriti contenenti diamanti. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Planetary and Space Science.
Il 30 giugno del 1908 nei cieli sopra la Siberia esplose un oggetto misterioso, più tardi chiamato "meteorite di Tunguska".

http://italian.ruvr.ru/2013_06_12/Trovati-dei-frammenti-del-meteorite-di-Tunguska/

giovedì 13 giugno 2013

La fusione fredda è realtà: venduto il primo E-Cat da 1 MW funzionante – la NASA al lavoro.


L’ingegnere italiano Andrea Rossi ha dichiarato sul suo blog che l’E-Cat da 1 MW venduto alcuni mesi or sono ad un ente militare segreto funziona correttamente. L’impianto funzionerà circa 8.000 ore su un totale possibile di 8.760 ore in un anno con un COP (Coefficient of Performance) medio di 6 e al momento sarebbe già avvenuta la prima carica di nichel. Il vero problema della commercializzazione di generatori a fusione fredda è la certificazione, una volta risolti questi problemi (forse entro un paio di anni) questi potranno far parte della realtà quotidiana. Ulteriori informazioni sull’E-Cat sono disponibili sul sito:www.ecatnews.it e su http://ecatreport.com .
La fusione nucleare fredda (comunemente fusione fredda o fusione a freddo), è un nome generico attribuito a presunte reazioni di natura nucleare, che si produrrebbero a pressioni e a temperature molto minori di quelle necessarie per ottenere la fusione nucleare “calda”, per la quale sono invece necessarie temperature dell’ordine del milione di kelvin e densità del plasma molto elevate. Alcuni studiosi ritengono che il termine “fusione fredda” sia da sostituire con il termine trasmutazione LENR, in quanto tutti i fenomeni qui di seguito descritti appartengono alla famiglia delle reazioni nucleari a bassa energia. (Fonte:Wikipedia.org).
Joseph Zawodny, ricercatore senior del Langley Research Center della NASA, ha rilasciato una dichiarazione alla rivista “Forbes” dove afferma che con la tecnologia LENR (Low Energy Nuclear Reaction) è possibile produrre “quantità di energia in eccesso, in modo pulito, senza pericolose radiazioni ionizzanti, senza produrre rifiuti dannosi”. Inoltre grazie a questa nuova tecnologia si potrebbe garantire il fabbisogno energetico mondiale con l’1% di nichel estratto dal pianeta ad un costo pari ad un quarto di quello proposto dal carbone. Daniel Bushnell, capo lavoro a Langley, sta lavorando con il nichel in compagnia dei ricercatori NASA.

domenica 9 giugno 2013

Mantova: Il mistero della terra che ribolle.

A San Giovanni del Dosso un agricoltore ha sentito uno stranissimo gorgoglio uscire dal terreno, come se la terra ribollisse. Ha avvisato i tecnici del Comune che a loro volta hanno chiamato la Protezione Civile e i tecnici della Regione. L'esame non ha risolto il mistero.In attesa del responso dell'Università di Modena.

MANTOVA. Un mistero: dalla terra un rumore forte, inquietante, che si sposta. Un gorgoglio che fa sembrare che la la terra stia ribollendo. Un fenomeno misterioso, di cui la Gazzetta di Mantova ha una documentazione audio-video, che ha mobilitato Comune, Protezione civile e Regione Lombardia. Tutti a cercare di capire cosa sta succedendo nel sottosuolo di San Giovanni del Dosso, ferito dal sisma un anno fa e martoriato dalle piogge eccezionali dei mesi scorsi.

Un mix che non lascia tranquilli i geologi, nel timore di possibili modifiche alla struttura del suolo, non visibili in superficie, ma che potrebbero creare situazioni di pericolo per sifonamenti causati dal movimento della faglia e aggravati dalle falde rigonfie.

Tutto è iniziato con un agricoltore, Emilio Canossa, che facendo un giro su un suo terreno in zona Pampano, e chinandosi per curare alcune piantine di vite, ha percepito nettamente gli strani rumori provenienti da sotto terra. Incuriosito, si è avvicinato alla sorgente del rumore cercando di capire cosa stesse succedendo. Dalle profondità sembrava provenire il rumore «come di un ruscello» ha spiegato «o di una pentola che bolle. Ma il terreno era freddo». Il rumore insistente ha fatto preoccupare l’agricoltore: «Non ho mai sentito in vita mia qualcosa di simile» ha detto chiamando subito il Comune.
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Sul posto è arrivato lo staff tecnico comunale, il geometra Sergio Pongiluppi e l’istruttore tecnico Katrin Formigoni che dopo un primo sopralluogo, d’accordo con il sindaco Angela Zibordi, hanno preferito chiamare rinforzi. Nel pomeriggio una seconda ispezione si è svolta con la presenza di un geologo e di personale inviato dalla Protezione civile Regionale. 

Gli esperti hanno eseguito alcune prospezioni ed eseguito un saggio di scavo fino ad una profondità di circa 80 centimetri, senza trovare alcunché di anomalo. «Non hanno potuto chiarire la ragione del fenomeno – ha spiegato il sindaco al termine del sopralluogo –. Anche per loro era molto strano sentire quel chiaro ribollire con il terreno completamente freddo ed asciutto». 

Fra le ipotesi che sono state esaminate, quella di una vena di gas metano che potrebbe risalire in superficie attraverso la falda. Ma ad una prima prova eseguita con una fiamma non si sono verificate vampate. Possibile, anche una liberazione di radon, gas radioattivo che si sprigiona dal terreno. Oggi il quesito sarà posto all’università di Modena per verificare se in letteratura esistano fenomeni simili e come sono spiegabili. 

Nel frattempo è stata avvertito il servizio geologico della vicina Emilia, poche centinaia di metri in linea d’aria e l’associazione dei geologi volontari che si è occupato anche del caso delle trivellazioni per il deposito di gas a Rivara, a meno di 15 chilometri di distanza da San Giovanni.

http://in-formarsi.blogspot.it/2013/05/mantova-il-mistero-della-terra-che.html
Fonte: http://gazzettadimantova.gelocal.it
Link:http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2013/05/15/news/il-mistero-del-gorgoglio-che-esce-dalla-terra-guarda-il-video-1.7069690

sabato 8 giugno 2013

Pier Luigi IGHINA e la valvola antisismica (Parte 4- FINE).

Conferenza sulla valvola antisismica di
 Ighina maggio 2012 Faenza (Parte 4 FINE)


...causando una generale diminuzione nella quantità nella quantità di
comportamenti meteorologici violenti.
Queste sono le stesse osservazioni che mi riportano le persone che hanno nel
loro territorio le valvole antisismiche.
Ma per stimolare questa ricerca tanto da convincermi a procedere alla
sperimentazione diretta , ci voleva un evidente precedente , e un precedente c'e'
stato : il 31 dicembre del 1985 venne un terremoto che scosse Faenza, salto'
letteralmente Imola e si ripresento' a Modena.
Il giorno dopo il corriere di Romagna titolava :”A Faenza il terremoto e a
Imola niente !”
In effetti a Imola, dove la scossa non fu' avvertita,era istallato in quegli anni, ora
non c'e' piu', il particolare dispositivo simile a questo, detto valvola antisismica.
Per me poteva bastare, anche se mi rendevo conto che una persona seria, con la
testa sulle spalle, mai avrebbe perso il suo tempo in queste ricerche senza
fondamento scientifico, tanto meno lo avrebbe fatto uscendo alla scoperto, sulla
pubblica piazza, descrivendo con articoli e immagini gli strumenti e le teorie trattati
in un sito in web.
Ma l' avventura era allettante..Ighina diceva cose nuove, alla prima impressione, è
vero, sembravano di impossibile conferma, ma poi iniziavano a balenare nei
pensieri, sconvolgendo l' ordine imposto delle nozioni acquisite, e riempiendo spazi
tristemente vuoti.
Questa conferenza è stata preparata per quelle persone che hanno una mentalità
aperta e che ancora si pongono delle domande, che hanno nella mente ancora spazi
da riempire, pur non essendo, assolutamente, delle teste vuote.
In breve cercai i disegni per la costruzione della valvola antisismica, Ighina ha
sempre lasciato i suoi progetti senza brevetto, ma nello stesso tempo senza istruzioni
chiare per il montaggio, quasi come se non fosse una semplice questione di
assemblaggio ma una missione a cui dedicarsi senza risparmio. Incredibile a dirsi , c'è
un ingegnere romano, Emiro Medda, che ebbe l' occasione di collaborare con Ighina,
e grazie alla frequentazione si era deciso a mettere a punto i disegni con le istruzioni.
Pubblicizzai il mio intento sul mio sito www.cambioilmondo.it, proponendo a chi fosse
interessato alla sperimentazione di contattarmi.
Mi venne in aiuto il paventato terremoto su Roma, notizia che i media avevano
diffuso attribuendo a Bendandi una predizione per l' 11 maggio del 2011.
Le prime due valvole andarono in quella zona. Una a Roma sud, un altra in provincia
di Viterbo. La terza valvola la istallo' una giovane famiglia nella provincia di
Vicenza, un altra a Ceprano, un dottore omeopata ora scomparso ne fu' il
promotore. Una valvola dei terremoti a Cesena sud, in una azienda agricola di altra giovane famiglia che ogni tanto mi manda magnifiche foto con macchie colorate
nel cielo sopra la valvola. Un impiegato della provincia di Treviso, ora ha la valvola dei terremoti nel suo
giardino, due valvole nella provincia di Cosenza, due ultimamente a Forli', e l'
ultima istallata, a maggio, in provincia di Reggio Emilia, autorizzato a dare le
coordinate di Gaia, cosi' ha chiamato la sua valvola antisismica, perchè ad ogni
valvola si da' un nome , la si dedica come qualcosa di importante, partendo dalla
prima istallata in memoria di Alberto Tavanti, vostro concittadino e mio fraterno
amico, proseguendo con valvole dedicate a Ighina, Tesla, Bufalini ecc...
Altre valvole verranno costruite, ad Alessandria la aspettano, in provincia di Foggia,
a Bergamo, ma si prospettano anche collaborazioni con ingegneri in nuova Zelanda,
in Messico.
Vi ho raccontato quindi di un esperimento privato che è in corso sul territorio
italiano, iniziato nell' aprile del 2011, a Roma, che approda a Faenza con
questa conferenza e con la successiva istallazione di una Va 2011, valvola
antisismica , che avrà luogo domani, nel vostro territorio, grazie all' interesse
della famiglia di Alberto Tavanti, purtroppo scomparso lo scorso anno,
assistente di Ighina per 40 anni, autore di tutti i libri su di lui .
Dopo l' istallazione, per la prima volta la valvola antisismica di Ighina si
troverà in un territorio monitorato con unsismografo e centralina sismica, nel
circuito nazionale dell' INGV e sarà tenuta in particolare considerazione da
parte di Paola Lagorio, Presidente della Fondazione Bendandi di Faenza, che
ne seguirà sul luogo gli sviluppi, augurandoci che questo possa essere un
ulteriore traccia di studio sulle ricerche di Pier Luigi Ighina ma sopratutto che
possa essere uno efficace strumento per l' attenuazione di un eventuale, non
auspicato evento sismico.
Ighina, scomparso nel 2004, nella sua vita non ebbe la soddisfazione di vedere
riconosciute come valide le sue ricerche, anche se le sue intuizioni, come
abbiamo visto, venivano approfondite da altri scienziati sparsi per il mondo,
anche se alcune delle sue scoperte di quaranta anni fa vengono incredibilmente
accreditate a giovani ricercatori oltreconfine , ritenendole nuovissime scoperte
della scienza moderna. Una per tutte, i recenti studi che riguardano la
possibilità di ricavare energia elettrica dagli alberi , accreditata a ricercatori del
Massachusetts Institute of Technology di recente, è stato un esperimento
effettuato da Ighina 30 anni fa.
E infatti Pier Luigi Ighina diceva sempre di essere trenta anni avanti rispetto
alla scienza ufficiale, la maggior parte delle sue teoria, delle sue ingegnose
macchine, sono state elaborate giusto circa trenta anni fa, non è forse l' ora di
dare un occhiata a quegli studi e vedere se si riesce a realizzare un modo
migliore per confrontarci con la natura della nostra Madre Terra?

http://www.cambioilmondo.it/wp-content/uploads/2012/06/conferenza-versione-2.pdf

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Pier Luigi IGHINA e la valvola antisismica (Parte 3).

Conferenza sulla valvola antisismica di
Ighina maggio 2012 Faenza (Parte 3)

...Partiamo dal concetto principale comune, per cui secondo Ighina e Dmitriev,
ma come vedremo anche secondo altri nomi illustri, il centro della Terra non
sarebbe un nucleo di ferro, ma fatto dello stesso plasma di cui è composto il
SoleI. n sintesi il risultato delle ricerche di Alexey Dmitriev, Professore di Geologia e
Mineralogia al Dipartimento Siberiano dell’ Accademia Russa delle scienze,
spiega come il notevole aumento di numero dei terremoti nel mondo è causato
da una improvvisa crescita energetica nel centro del pianeta con successiva
emanazione di plasma. Le emissioni solari farebbero aumentare rapidamente
questa pressione in modo che una parte del plasma luminoso viene compressa al
punto da subire una trasformazione ad un livello di densita’ superiore di energia
eterica. Tale livello permette al plasma di muoversi liberamente attraverso la
materia, salendo verso la superfice, bollendo sul manto terrestre. Sino a che la
crosta si spacca.
Dmitriev spiega che “un energia altamente caricata nello spazio fra i pianeti ha
formato un “circuito a due vie” che permette a eventi sulla Terra di influire sul
Sole, non solo il contrario. Secondo lo scienziato , quasi tutti i terremoti ed
eruzioni vulcaniche sono accompagnate dall’ avvistamento di formazioni
luminose. Possono essere notate prima, durante e dopo gli eventi stessi , e
quindi sono strettamente correlate ad esse.
Le ricerche di Ighina, le sue scoperte, trovano riscontri autorevoli anche da parte di
Richard Pasichnyk, che nel suo libro The Vital Vastness (La vastita’ della vita)
sviluppa il concetto che il centro del nostro pianeta in realta’ non sia metallico, ma
una forma di energia di plasma ardente simile a quella del nostro Sole. A confermare
la tesi della presenza di un piccolo sole plasmatico al centro della Terra, vi sono
anche gli esperimenti del Dr. Massimo Teodorani, intervistato dalla ricercatrice e
speaker radiofonica Linda Moulton Howe, il 17 novembre 2001, riferi’ che dalle sue
ricerche gli era stato possibile misurare a temperatura del centro della Terra,
arrivando alla conclusione che questa è di poco superiore a quella del Sole.
Casualmente gli esperimenti di Pier Luigi Ighina trovano riscontri anche fra i
ricercatori che hanno condotto studi nel campo delle energie in forma toroidale .
Le forme ed i colori dello strumento richiamano il doppio tetraedro messo in
rotazione dalla forma spirale. Il doppio tetraedro è la forma dell' equilibrio
energetico la parte superiore rappresenta la parte positiva, maschile, a rotazione
destrorsa, la parte inferiore rappresenta quella femminile , negativa, in contro
rotazione. Una delle ipotesi è che la parte superiore dello strumento venga
appositamente potenziata dall' inserimento della triplice spirale onde creare uno
squilibrio a favore della parte positiva, in modo da ottenere una maggiore
pressione solare rispetto a quella terrestre.
Abbiamo visto che altri scienziati hanno manifestato idee molto simili a quelle
di Ighina, ma c'e' qualcun altro nel mondo che ha replicato strumenti simili a
quelle del nostro scienziato di frontiera? Vi sono stati studi che hanno in
qualche modo confermato o negato le ipotesi del ricercatore imolese,
applicando a strumenti di studio simili forme , materiali, colori ?
La caduta della cortina di ferro ha permesso negli anni recenti di accedere all'
enorme volume di studi di preparati scienziati russi, con la possibilità di
prendere visione di esperimenti che in occidente verrebbero posti al confine
della fantascienza.
Innegabile è infatti che la scienza ha enormemente investito in quel paese su
ipotesi frutto dello studio di antiche culture e dell' osservazione del
comportamento della Natura , nulla tralasciando per comprendere quali
meccanismi apparentemente casuali inneschino eventi di piccola e grande
portata.
Gli esperimenti conseguenti queste ricerche hanno condotto a conclusioni
che ci invitano a scrivere i dati dei nostri libri di fisica con una matita.
Gli esperimenti russi e ucraini effettuati con forme piramidali costruite in
altezza di 22 e anche di 44 metri hanno dato risultati eccellenti per quanto
riguarda la purificazione dell' acqua, la resa delle sementi, l' attenuazione dei
fenomeni meteorologici e l' attività sismica diminuita: squadre della Accademia
Nazionale Russa delle Scienze hanno studiato i dati dei terremoti nelle aree
circostanti le piramidi e li hanno comparati sui dati precedenti le costruzioni
delle stesse.
Essi hanno quindi scoperto che le piramidi hanno la caratteristica di dissipare
gli accumuli energetici che creano improvvisi e violenti terremoti .
Invece di vedere un grande e potente terremoto, si registrano parecchie
centinaia di piccole scosse innocue . Inoltre, anche l' atmosfera che circonda la
piramide sembra essere schermata da condizioni climatiche troppo severe...

http://www.cambioilmondo.it/wp-content/uploads/2012/06/conferenza-versione-2.pdf

Pier Luigi IGHINA e la valvola antisismica (Parte 2).


Conferenza sulla valvola antisismica di Ighina maggio 2012 Faenza (Parte 2)


“Il terremoto è gas compresso”, diceva infatti Ighina.
Il piu' sottile dei gas, di cui è formato il Sole, è il gas plasma, quarto stato della
materia , ed è ritenuto dalla scienza tradizionale scarsamente presente sulla
Terra, fatta eccezione per i fulmini e per l' aurora boreale, mentre si valuta
costituisca il 99% della materia nell' Universo, oltre al Sole sarebbero fatte di
plasma le stelle e le nebulose.
I fulmini, l' aurora, il Sole, le stelle , quindi visivamente il plasma è luce!
Vediamo perchè questo fatto non fa che invogliarci nel proseguire la ricerca:
Anche la comunità scientifica infatti ha dovuto ammettere la presenza di
luci telluriche, molto simili all' aurora boreale, fotografate in cielo sopra o
nelle vicinanze di zone dove vi è in corso uno stress tettonico, attività
sismica o eruzioni vulcaniche
Sono state viste e documentate in Giappone, a Nagano, durante lo sciame
sismico verificatosi tra il 1965 e il 1967, anche nei terremoti delle Hawai nel
1975, in Cina in diverse località e terremoti del 1976 di recente in Peru' nel
terremoto del 2007 e, in Cile nel terremoto del 2009 .
Il fenomeno è stato osservato e documentato anche durante il terremoto del
L' Aquila , con fenomeni luminosi iniziati nove mesi prima della scossa
principale e proseguiti per 5 mesi dopo l'accadere del sisma.
Queste luci , a volte bianche e azzurre altre volte con un piu' ampio spettro di
colori, potrebbero essere la dimostrazione dell' emanazione di gas plasma dalla
Terra particolarmente accentuato in caso di evento sismico e rappresentare un
precursore del terremoto.
Alcuni geologi ritengono questo spettro una disturbanza che si verifica quando
le rocce cristalline sono deformate dalla lenta compressione del terreno che
avviene prima dei terremoti.
Ma quello stesso tipo di luci viene regolarmente fotografato nei siti in cui
sono attualmente istallate le valvole dei terremoti, rendendo plausibile l'
ipotesi che in quelle zone il lento rilascio di queste emanazioni sia
diventato un evento naturale.
Pier Luigi Ighina disse: ”Il terremoto è una mancanza di una delle due
energie ch’è quella solare .Per eliminare quest’inconveniente basta unire le
due energie e far si che siano uguali . Ecco perchè è venuta fuori la valvola
antisismica” Questo sosteneva in un altra intervista rilasciata al giornalista
Furio Stella e pubblicata nel libro di Alberto Tavanti :”Pier Luigi Ighina,
profeta sconosciuto” . 
L' inventore Ighina quindi parla ancora della Valvola dei terremoti descrivendo
la sua funzione come equilibratrice di uno scompenso di forze positive e
negative, sfruttando la forma a spirale, i colori dello spettro solare e la polvere
di alluminio contenuta nello strumento, come ricettori di quella energia positiva
solare che improvvisamente viene a trovarsi in difetto per esempio dopo l'
esplosione di un flares di grande portata, quando la Terra investita risponde con
violenza. 
La valvola dei terremoti di Ighina potrebbe rilasciare lentamente quella
pressione che altrimenti creerebbe un pericolo.
Ci sono stati altri scienziati di alto livello a confermare gli studi del genio
imolese:
fra tutte le ipotesi che mirano a conoscere il terremoto in maniera da
potere provvedere prima che accada, c’e’ quella di uno scienziato russo,
Alexey Dmitriev, che pare l’ intrigante teoria atta a motivare l’ invenzione e
l’esistenza dello strumento denominato a suo tempo “valvola antisismica”
costruito la prima volta dal ricercatore italiano Pier Luigi Ighina. Come
se Dimitriev avesse elaborato la teoria e Ighina avesse messo a punto lo
strumento!
Le similarita’fra le due distinte, separate ricerche, hanno analogie tali che,
sebbene assurdamente, si potrebbe pensare che sia come se i due scienziati

avessero lavorato fianco a fianco per dare una spiegazione all’ origine dei
terremoti, e da questa “impossibile” collaborazione Ighina avesse tratto

spunto per realizzare la valvola dei terremoti.

http://www.cambioilmondo.it/wp-content/uploads/2012/06/conferenza-versione-2.pdf

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